IL LETTO DEL FIUME
Appoggiò il cane, il vento tra i capelli.
Il cane inerme, appoggiato a terra, dopo aver prevaricato il seno della sua padrona. Stava bene in quella posizione, Birillo, ma Caterina, la sua padrona, non era della stessa idea.
Il vento tra i capelli, arruffati, annodati: rasta.
Caterina, con il suo bel viso da ragazza perbene e il suo sudicio olezzo: un misto tra cane bagnato e senegalese sudato dopo aver venduto qualche asciugamano al mare.
Era una ragazza paziente Cristina, non disprezzava i rapporti saltuari con gli uomini e, spesso, ne portava a casa qualcuno, dopo le pazze serate in discoteca.
Viveva da sola Cristina.
No… non viveva da sola, divideva il suo appartamento con Birillo, il cane appunto…
Si era sempre accontentata di tutto la ragazza, non aveva mai seguito i suoi obbiettivi e mai aveva ascoltato il suo cuore.
Appoggiò con cura Birillo, dicevamo.
Sull’orlo del fiume.
Dopo averlo accarezzato dolcemente alzò lo sguardo, verso gli alberi ritti sull’altra sponda del fiume.
Poi chiuse gli occhi ed iniziò a camminare.
Lentamente l’acqua le inondò le caviglie per salire alle ginocchia, e poi alla vita.
Fino ad arrivare al seno, il soffice seno, il preferito da Birillo.
In quel momento, quando l’acqua sommerse i capezzoli Birillo abbaiò.
Nervosamente.
Per ben due volte.
Ma Cristina non si girò.
Continuò, senza indugi a camminare, lasciandosi inghiottire dall’acqua, facendo, una volta per tutte, quello che sentiva in cuor suo.
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