RIFLESSIONI CORRENTI
Se tu, e qui uso il pronome personale tu, ma intendo un tu generale, che potrebbe essere chiunque, dal mio vicino di casa all’ultimo abitante della tribù africana dei “Katmandu”.
Insomma, se tu un giorno, diciamo il 10 Ottobre, intorno alle 6.30 di sera, provassi a venire con me a correre sulla battigia del mare Adriatico, diciamo nella limitata zona litoranea che va da Viserbella a Torre Pedrera, capiresti forse che non è necessario valicare montagne o attraversare oceani per assistere a paesaggi o fenomeni naturali paradisiaci, perché anche nella nostra piccola realtà la natura offre spunti meravigliosi.
Se vuoi puoi anche andare a correre da solo, e forse sarebbe meglio, cosicché entrambi potremmo assistere, senza disturbarci, ad un qualcosa che nessuna fotografia e nessuna ripresa video potrà mai rispecchiare.
Ciò che l’occhio nudo vede è unico.
Il bello di correre immersi in questo paesaggio è il fatto che la corsa non assume più i connotati di un allenamento per mantenersi in forma, bensì è più che altro un immersione nella sorprendente natura, fatta di colori, ricca di suoni e teatro di semplicità.
Mentre corri assisti a qualcosa di estremamente reale… la quotidianità, che non riuscirai mai a trovare in un film o in un documentario.
Decine e decine di uomini e donne accasciati nella posizione dello struzzo (o dir si voglia a 90° per i più sporcaccioni) indaffarati nella raccolta dei cannelli o delle più famose “poveracce”, o anche vongole, chiamate così perché erano, al tempo della guerra, uno dei pochi frutti che la natura poteva offrire agli affamati.
E così tantissimi anni dopo, molte persone continuano ancora a sfruttare la bassa marea per ottenere un sughettino ad hoc da preparare per la famiglia.
Il colore del cielo è rosso purpureo. Purpureo, un termine che rende proprio l’idea di un cielo rosso porpora… vabbé dai, il cielo assume quel colore che sta tra il rosso e il rosa, la bassa marea crea minuscoli laghetti che visti dalla spiaggia producono uno strano “effetto specchio” che riflette scogli e barche presenti nel mare.
In alto, le scie degli aerei sono quasi rosa, un signore sorvola Torre Pedrera con un deltaplano.
I soliti gabbiani sono là che volano nella mia stessa direzione e gracchiano, chissà cosa vogliono.
Il silenzio regna.
E la tranquillità cresce da sola.
Sì, è vero, tu stai correndo, ma non fai fatica, perché sei concentrato, o meglio, ammaliato da quello che ti offre la natura.
Il mare è piatto e le strane luci offuscano il contrasto tra il cielo e il mare, facendolo sembrare un tutt’uno.
Dall’altra parte gli hotel, con le luci già accese, nascondono dietro di loro quella palla di fuoco che lentamente si spegne, lasciando agli occhi di chi è al mare in quel momento, un mondo paradisiaco.
Io sono ancora lì che corro, ma tu piuttosto, non sei ancora partito?
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