VOLI PINDARICI
Conobbi un bambino una volta; era ancora piccolo, aveva sì e no cinque anni, ma già dentro di sé aveva una gran voglia di sognare.
Un giorno mi confidò candidamente che avrebbe voluto volare; mi disse: – Io da grande volerò – … sì, a pensarci bene mi disse proprio così.
Era un bambino, e quella confidenza mi fece sorridere, il suo era un sogno fittizio, una frase buttata lì da un ragazzino.
Vidi crescere quel bambino e vi devo confessare che quelle stesse parole, che avevo considerato buffe e insignificanti allo stesso tempo, avrebbero acquistato col tempo un significato enorme.
Quel piccolo bambino crebbe con in testa quella frase: – Io da grande volerò – e fece di tutto per volare.
A quindici anni si buttò dal terrazzo di casa con in mano un ombrello aperto, rompendosi una gamba.
Ma non era disposto a mollare.
A vent’anni con l’aiuto di sua madre, di professione sarta, si costruì una tuta in grado di planare per qualche secondo in aria, ma si spezzò sette denti e si frantumò il setto nasale, ciò nonostante non voleva fermarsi, perché sapeva che prima o poi ce l’avrebbe fatta.
– Io da grande volerò – soleva ripetersi e fece di tutto per realizzare il suo sogno.
Studiò il volo degli uccelli, cercando di carpirne i segreti.
Studiò di pari passo la meccanica, costruendosi aggeggi in grado di sostenerlo in aria per qualche secondo, ma ogni suo tentativo si rivelò un piccolo fallimento.
Si sposò e concepì due figli; nonostante i doveri di un padre e gli obblighi di un marito trovò comunque il tempo per sognare ancora.
– Io da grande volerò – si disse ancora, ma oramai era vecchio.
Lo rincontrai qualche anno dopo, sul suo capezzale. – Ho sempre avuto un sogno, quello di volare, per tutta la vita ho cercato di realizzarlo ma non ci sono mai riuscito – mi disse con le lacrime agli occhi.
– Ti sbagli – gli dissi – tu per tutta la vita hai inseguito un sogno, ti sei buttato da diverse altezze per realizzarlo, hai rivolto lo sguardo al cielo per capire i segreti del volo, la tua mente è stata perennemente tra le nuvole a causa del tuo sogno, tu dici di non essere riuscito a volare – continuai – ma non ti sei accorto che stai volando da una vita… -.
Qualche anno dopo incontrai il primogenito di questo signore, un ragazzino timido, ligio al dovere e perlopiù un gran studioso.
Amava la matematica e la fisica, ma non era portato per i lavori manuali. Lo conobbi quando aveva già 15 anni, mi confidò che il suo sogno più
grande sarebbe stato quello di diventare come il padre. Studiò a capofitto per entrare nell’aviazione, superò eccellentemente tutti gli esami e a trent’anni divenne pilota.
Si sposò ed ebbe un figlio, la sua aspirazione era quella di diventare come suo padre e quando ricevette la chiamata dell’esercito non esitò a rispondere di sì.
Si allontanò da casa, vivendo per undici mesi all’anno lontano dalla sua famiglia. Lavorò in aviazione per diversi anni sorvolando i cieli di tutto il
mondo, ma non si sentiva soddisfatto. Mi imbattei per caso in lui un giorno di Dicembre quando aveva ormai compiuto 48 anni.
– E’ strano… – mi disse – per anni ho pensato che essere come mio padre fosse la mia aspirazione più grande, e adesso che volo ogni giorno non mi sento soddisfatto -.
– Non hai ancora capito il problema caro mio – gli risposi – il tuo sogno non è mai stato quello di volare, tu da sempre volevi essere come tuo padre; un esempio da seguire per i figli, un testardo in grado di vivere alla ricerca di un obbiettivo… – gli detti una pacca sulla spalla – non è ancora troppo tardi, torna da tuo figlio, che sta ancora aspettando gli insegnamenti di suo padre -.
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