TRASFORMAZIONI DOLOROSE
Si era trovata all’improvviso in uno stato mentale e fisico altamente rilassante.
Le sembrava di essere in un mondo onirico, non dettato da leggi né da preoccupazioni.
Fluttuava da sola in un liquido inodore e insapore, ad una temperatura ideale. La sua mente era libera, vuota di ricordi e di pensieri.
Era un mondo ideale, la luce blu tenue del paesaggio rilassava la vista, i suoni, la musica e le parole giungevano dall’esterno lontane e ovattate, come se fossero smorzate da uno strato insonorizzante.
Si trovava in quella condizione già da qualche mese, non sapeva neanche il proprio nome, come se non gli e lo avessero mai detto, ma la cosa non le pesava, le stava bene così. I giorni passavano lenti e tranquilli anche perché non esistevano scadenze né ticchettii di orologi, non esistevano né ore né secondi, non c’era neppure l’ora di pranzo; effettivamente ogni volta che aveva fame si trovava immediatamente saziata, quasi come se qualcuno le rimboccasse automaticamente lo stomaco.
Poi tutt’un tratto una luminosa luce gialla che proveniva da una piccola fessura le provocò un noioso fastidio.
Si sentiva strana. Quel giorno anche i suoni avevano un volume insopportabile.
Si sentì ballonzolata, quasi trasportata dal flusso del liquido dove si trovava, che quel giorno era torbido e puzzolente.
Non aveva mai provato una sensazione così spiacevole in vita sua.
E la cosa non le piaceva. Furono momenti difficilissimi; cercò con tutte le proprie forze di contrastare la misteriosa sensazione di essere risucchiata all’interno di qualcosa di sconosciuto.
Aprì gli occhi, un immensa voragine la stava risucchiando, la luce era talmente luminosa da accecare la vista.
Suoni stranissimi stavano giungendo all’orecchio, si sentì improvvisamente stritolata in una morsa incontrastabile, fu proprio in quel momento che conobbe una sensazione tremenda; non era più all’interno di un liquido, ma in un mondo rumoroso popolato da giganti con una tremenda fame
d’aria.
Il dolore fisico e la tremenda sensazione di soffocare la portarono a emettere un grido di disperazione acuto e incontrollabile.
Erano le 10.40 del 21 Febbraio.
Si chiamava Norah.
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