CERTEZZE
Francisco Escobar de la Suerte, di anni 21, da sempre osannava il motto: “Chi s’accontenta è stronzo”.
Lo diceva a tutti e soleva ripeterlo ogni mattina alle 7.15 davanti allo specchio, appena sveglio.
La vita per lui non era un passatempo, ma qualcosa di magico, di estremo, di fantastico.
Il suo carattere era strano, estroverso e timido allo stesso tempo.
Si credeva Dio.
Pensava che fermarsi ad un abitudine sarebbe stato nocivo per la sua salute, non voleva lavorare così; giusto per arricchire gli altri e perdere tempo di vita prezioso.
Voleva di più…
Voleva vedere il mondo, voleva ascoltare i suoni della natura.
Poteva e avrebbe voluto essere diverso dalla massa di persone dei “se” e dei “ma”.
Gente viva ma morta, personaggi in grado di vivere senza un obbiettivo reale.
Francisco Escobar de la Suerte non voleva appiattirsi, non sognava di allinearsi con gli altri.
Aveva una sola dannata vita, e voleva viverla. Voleva staccarsi dal gruppo, lo sapeva di essere diverso.
Ogni mattina le 7.15 e ogni mattina la stessa frase.
“Chi s’accontenta è stronzo”.
Davanti allo specchio.
Alle 7.15 davanti allo specchio.
Sì, era diverso Francisco, lui il coraggio ce l’aveva, lui avrebbe potuto dire: – Domani parto – e sarebbe potuto partire l’indomani.
Diverso dalla massa. Diverso dagli altri.
La sua priorità più grande era vivere, era seguire l’istinto.
Ma era schiavo del suo destino Francisco Escobar de la Suerte, un destino beffardo, una sorte già scritta nel suo nome.
Povero Francisco.
Tante parole e pochi fatti. Una sola frase.
Alle 7.15, davanti allo specchio.
Tanti progetti, tante idee, una sola vita…
Per anni la stessa identica frase. Sempre rimandando la partenza al giorno dopo.
Una vita sprecata.
Una sola vita, sprecata a parlare.
“Chi s’accontenta è stronzo”.
Francisco nacque accontentato.
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