TROY E IL CANE MALEDETTO
Gli era sembrato di essere tornato indietro nel tempo. E gli era piaciuto.
Il cuccù dell’orologio scandiva le mezzore, il calore del legno e della stufa l’avevano portato ad uno stato di benessere fuori dal normale.
Il vento e la pioggia all’esterno non gli importavano, poteva sentire gli uccelli.
Non c’era computer in quella casa, non c’era televisore, solo legno, un cane e qualche animale imbalsamato.
Troy era soddisfatto, stava vincendo la sua scommessa, era lontano da casa e non conosceva nessuno, ma in quel giorno di Novembre aveva capito di essere cresciuto, di aver superato le difficoltà, era riuscito a capire meglio sé stesso, stava iniziando a capire il puzzle della sua vita, come predisporre le pedine, come incastrare i vari tasselli.
Il calore della stufa…
Il cane finalmente stava dormendo, quel giorno passato nella foresta insieme a quel dannato cane gli aveva fatto cambiare idea su quegli animali a quattro zampe.
Quel giorno lo avrebbe potuto ammazzare a quel dannato cane. Ma ora dormiva, non era più un problema. La luce fioca delle candele illuminava la scena, Troy, con la sua penna in mano stava scrivendo il suo diario sul taccuino che portava sempre con sé.
Aveva trovato il tempo per scrivere, in quella casa infatti oltre alla scacchiera, non esisteva nessun passatempo, né televisione né internet.
Come nel passato, come una volta.
Bello, tranquillo, magnifico.
Era entrato in un’altra dimensione, Troy aveva seguito il suo istinto e aveva vinto, o meglio, aveva superato i primi ostacoli, aveva fortificato
il suo animo e aveva rafforzato la fiducia di sé stesso.
Poteva continuare a scrivere, se solo quel dannato cane fosse riuscito a dormire almeno per una notte intera.
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