SURFANDO CON TAYLOR
Sapeva alla perfezione che sotto quelle acque infauste c’erano solo rocce.
Sapeva anche che la corrente del mare era troppo forte da contrastare una volta arrivato all’altezza del secondo set di onde.
Ma Taylor ci voleva provare. Voleva surfare anche lui l’onda perfetta, come tutti i suoi amici.
Era un rischio, e questo lo sapeva.
I suoi amici inoltre erano tutti abbastanza esperti e, nonostante non fosse un novellino, Taylor sapeva bene che, se fosse arrivato sopra quelle rocce, avrebbe potuto rischiare grosso.
Ma se solo fosse riuscito a surfare quell’onda, allora sì che la sua vita sarebbe potuta cambiare. Era ancora seduto sulla spiaggia ad osservare la
conformazione delle onde e a studiare il miglior punto per uscire.
Quello è il momento più difficile, quando mille e più pensieri ti passano per la testa in pochi secondi.
Da una parte il coraggio, l’istinto, la forza mentale; dall’altra la razionalità, lo studio del pericolo, la codardia.
I minuti scorrevano lenti, il vento era rafficato e da terra.
Taylor, sicuro di sé voleva sfidare la natura.
Fu quello il suo errore.
La natura è una donna, non si sfida, ma si coccola, si ama, ci si gioca insieme… mai mettersi contro ad essa.
Entrò in acqua, la tavola sotto il petto, la corrente era forte, iniziò a remare con le braccia.
Superò il primo set di onde, poi lo schiumone, due onde ravvicinate si chiusero poco prima che potesse accorgersene, schiuma bianca tutto intorno, due secondi che parevano un eternità, sott’acqua Taylor aveva perso il senso dell’orientamento.
Sentì una forte corrente trasportarlo, provò a remare più forte, ma con la natura non si vince.
Era sopra le rocce.
Era finita.
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