SALA D’ATTESA
Sala d’attesa.
Groviglio di colori e odori, atmosfera stantia quasi come una fotografia, ma allo stesso momento piena di movimento.
Tintinnio di monete.
L’uomo telefona.
Un bambino osserva annoiato una cartina circondato dai suoi genitori.
Il ragazzo asiatico vestito di nero e con le gambe accavallate studia un libro; dietro di lui le mattonelle bianche del muro, illuminate da una luce intensa, proveniente dal soffitto, ricordano un film asiatico senza senso visto chissà quanti anni fa.
Il rumore insistente degli apparecchi di aspirazione e di aria condizionata fa da sottofondo ai discorsi delle persone sedute sulle anonime sedie grigie.
Inglese, cinese, italiano… rumore di un sacchetto di plastica.
Attesa.
Facce mai viste ma allo stesso tempo riconoscibili.
Indifferenza.
Risate, letture, soffia di nasi e squilli di cellulari.
Tempo scandito dai secondi e dalle ore di un altro paese.
Sguardi curiosi, ma allo stesso modo distaccati.
Sensazioni di viaggio.
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