LEGGERI RITARDI
Era stata un allucinazione, un incubo, o forse un sogno premonitore, fatto sta che Marcello si era svegliato di scatto. Erano le 6.32 del mattino, l’ansia che lo stava attanagliando cessò, si asciugò il sudore freddo dalla fronte e sorrise esultando col pugno.
Non era stato licenziato, non era accaduto assolutamente nulla.
Era più sollevato.
Aveva sognato di arrivare in ritardo al lavoro, combinando per la fretta un errore madornale, facendo incazzare il capo e facendosi cacciare dall’ufficio.
Ma per fortuna erano ancora le 6.32 e si doveva presentare al lavoro per le 9.00, per cui poteva ancora dormire rilassato e tranquillo.
Si riaddormentò, consapevole che la sveglia avrebbe suonato alle otto in punto.
Dopo qualche ora riaprì gli occhi, consultando nuovamente l’orologio.
Le 6.32.
“Com’è possibile?” pensò tra sé Marcello. Si alzò dal letto, accendendo la luce del corridoio per dirigersi in cucina, il buio e il grigiume della giornata di inizio inverno non aiutavano di certo l’umore di una persona che deve svegliarsi per lavorare.
Marcello entrò in cucina, la moka sui fornelli era già pronta per l’utilizzo, la tavola era già apparecchiata per la colazione. Il suo sguardo si soffermò sull’orologio a muro.
Erano le 10.15.
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