DIREZIONI ORTODROMICHE
Aveva solo un piccolo dubbio nella vita il signor Simone Timone: fermarsi o andare avanti.
Rinomato per la sua mobilità e per la sua fermezza nel mantenere la direzione presa, il signor Timone quel giorno per la prima volta pensò.
Pensò a sé stesso e a ciò che aveva fatto nel corso della sua vita.
Aveva vissuto tanti anno, sempre ritto come un soldato, sempre sull’attenti, duro con sé stesso e con le persone con cui da sempre aveva avuto a che fare.
Non aveva mai pensato prima di quel giorno proprio perché fin dalla sua nascita era stato educato così…
Ribellarsi al sistema e alla normalità non gli avrebbe permesso di trovarsi un lavoro sicuro, ma anzi gli avrebbe solo portato guai seri, sarebbe stato vittima prima di cure specialistiche e poi, forse, sarebbe stato accantonato.
Sentiva il peso degli anni, degli acciacchi e delle botte prese; si era stufato.
Sempre reperibile, sempre manovrato da qualcuno più in alto di lui.
Lo trattavano tutti quanti come un oggetto, tutti i suoi comportamenti erano qualcosa di dovuto per gli altri.
Il fatto è che prima di quel giorno non si era mai lamentato, gli andava bene così.
Poi tutto ad un tratto, quasi per caso aprì gli occhi e capì che anche lui era importante, e non gli interessava nulla del giudizio degli altri, sarebbe stato in grado di muoversi da solo, trasportato solo dalla corrente degli eventi.
Il suo era un pensiero forte, potente, capì che poteva liberarsi, che poteva vivere la sua vita da solo e più forte di prima, senza aspettare sempre l’aiuto degli altri.
Era un pensiero rischioso, perché avrebbe significato lasciare le certezze di una vita per l’ignoto, avrebbe voluto dire fregarsene altamente di tutto e di tutti.
Era un rischio troppo grosso…
Da una parte il sicuro, dall’altra il rischio. Fu un solo attimo, una scintilla… la superficialità lo aveva stancato.
Virò su sé stesso e si liberò, scivolando lentamente verso gli abissi e lasciando alla deriva i suoi padroni.
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