DANZANDO IN BURRASCA
Sono veramente pochi i giorni in cui il mare Adriatico si comporta così.
La burrasca di levante gonfia il mare, le onde si infrangono violentemente contro gli scogli, tutt’intorno nel cielo nubi nere coprono il sole.
Potente.
Non posso starmene a riva, ho bisogno di dialogarci da più vicino.
Sto lavorando, ma chiaramente a spiaggia non c’è nessuno, armo il pattino, assicuro i remi legandoli agli scalmi ed entro.
Fuori dagli scogli l’onda è alta, molto alta, un paio di metri li sfiora.
Sono solo, l’unico salvataggio in grado di affrontare la situazione.
Non è una sfida, chiariamolo, è semplicemente un incontro.
Il mare si deve rispettare, questo è il solo modo per essere accettati.
Gli altri guardano da riva, io sono in acqua; il mare mi permette di giocare, surfare le sue onde, stare in equilibrio.
Poco dopo, il bagnino del bagno 70-71, il Gagio, entra insieme a me, anche lui chiede al mare di poterlo surfare.
Emozionati iniziamo la danza.
Inizia a piovere, sempre più forte, anche questo fa parte della poesia.
L’acqua ci bagna, ci infradicia, ma noi siamo lì, esseri umani danzanti sulla superficie del mare, un tutt’uno con la natura.
La pioggia è sempre più battente.
A turno cadiamo entrambi in acqua.
Non si vince contro il mare, contro la natura non si scherza, però noi abbiamo avuto la soddisfazione di aver ballato una poetica danza insieme a lui.
Usciamo dall’acqua pieni, bagnati e soddisfatti.
Oggi è una giornata da ricordare.
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