AUGUSTINO FRABOSE
Augustino Frabose era un noto regista.
Conosciuto da tutti come il “regista dell’assurdo”, riempiva ad ogni suo spettacolo i teatri di tutt’Italia.
Difficilmente si poteva trovare un biglietto per le sue rappresentazioni e anche se si fosse trovato, il prezzo sarebbe stato esorbitante.
Ciò che incuriosiva gli spettatori era il fatto che lo spettacolo, seppur facesse parte dello stesso copione, poteva cambiare da un giorno all’altro.
Ad esempio la fine dell’opera poteva concludersi il lunedì con la morte di un personaggio e il martedì con il matrimonio di altri due.
Lo spettacolo insomma era assicurato, anche se Augustino ogni settimana sceglieva un giorno a caso per prendere in giro i suoi spettatori mettendo in scena uno spettacolo inetto e senza alcun senso logico.
Gli sfortunati che avevano pagato fior di quattrini dovevano quindi tornarsene a casa mesti e alterati.
Augustino adorava essere strano, moriva dalla voglia di distinguersi dalla massa e allontanarsi dalla moda, sbeffeggiando le persone; praticamente amava suscitare scalpore.
Era considerato da tutti un tipo strano, soprattutto per il suo comportamento di tutti i giorni.
Non era infatti raro vederlo passeggiare con una scarpa di colore diverso dall’altra oppure vederlo indossare abiti eleganti sfoggiando sotto la giacca il suo corpo nudo, mostrando a tutti il petto villoso.
Augustino stava arrivando alla fine dei suoi giorni, bloccato ormai nel suo letto, divorato dalle piaghe e vittima di un brutto male.
La sua famiglia, nasando l’avvicinarsi della fine, allarmò il prete della città, chiamandolo al suo capezzale per l’estrema unzione.
Augustino in prima persona lo sapeva, e quando vide avvicinarsi al letto il parroco, ne ebbe la certezza, stava morendo; ma non per questo si perdette d’animo, ma anzi continuò a comportarsi come aveva sempre fatto, tant’è che quando il prelato, con voce pacata e rassicurante gli chiese: – Buongiorno Augustino, come si sente oggi? -, lui gli rispose: – Alla grande don, dopo aver fatto una corsetta stamattina, ho fatto qualche ora di palestra, alzando 120 kg alla panca, poi (ma non lo dica a mia moglie) sono andato a fare fiki-fiki con una ragazzina, utilizzando le tecniche tantriche per raggiungere l’orgasmo solo dopo quattro ore… –
– Non scherzi signor Frabose – replicò il prete – lei sa perché io sono qui, la situazione non è piacevole neanche per me, mi creda, ma io le sto dando l’opportunità di liberarsi dei suoi peccati. –
– Ma che peccato! Non pensavo di aver peccato, ma se ho peccato non posso esimermi dal rivelare il mio peccato e sperare che il signore assolva il mio peccato… –
– Mi dica Augustino, da quanto tempo non si confessa? –
– Io? Dal giorno in cui l’anatra parlò al tacchino. –
– Hmm… e, mi dica, quando l’anatra parlò al tacchino? –
– Non ne ho idea, potrebbe essere accaduto centinaia di anni fa come ieri o forse succederà tra dieci anni, o magari sta succedendo in questo momento. –
– Ho capito… lasciamo perdere, ripeta con me: O’ signore mi pento e mi dolgo con tutto il c… –
– Culo! Culo! – iniziò a urlare Augustino Frabose , quasi come per chiamare qualcuno.
– Signor Frabose , per favore, sia serio. – disse il prete iniziando ad alterarsi.
– Ah mi scusi don, forse dovevo dire: Deretano! Deretano! – e dopo aver mollato una fragorosa scorreggia iniziò a ridere aspettando che la flatulenza si fosse espansa per tutta la camera.
– Noto che lei signor Frabose non ha voglia di collaborare. –
– No, non dica così, mi scusi ma ho avuto dei problemi di lassismo e per non dire austrolopiteco ho pensato di conare a bordo di un sorpetto duro quanto un flico, quindi è per questo che a volte sembro un coliffe senza pastrizzi di poffi. –
– Mi scusi, penso di non aver afferrato. –
– Forse non ho spiegato bene, ma è tutta questione di posi. – dopo aver guardato il prete con sguardo interrogatorio, facendo quasi sembrare le assurdità che stava propinando frasi piene di significato, Augustino disse: – Insomma?-
Il prete, stufo della situazione prese l’iniziativa: – Ego te absolvo… – ma Augustino lo fermò, afferrandolo per un braccio e urlandogli contro: – Ma come si permette? Tenere un comportamento così con un malato, se ne vada, il suo modo di comportarsi è assurdo. –
Poi Augustino lentamente si stese, incrociò le braccia sul petto, allungò le gambe e chiuse gli occhi.
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