VITA DA PENDOLARE
Solo quando il treno si arrestò sulla banchina, Massimo Filippetti poté affrettare il passo per raggiungere i monitor sospesi elencanti i dettagli delle partenze.
Fortunatamente per lui erano ancora le 19.50 e il secondo treno che avrebbe dovuto prendere per tornare a casa sarebbe partito alle 20.35 dal binario 6.
Avrebbe dovuto attraversare solamente tre binari. Tirò un sospiro di sollievo e solo allora si accorse di avere fame.
Si recò al bar della stazione, accorgendosi che avrebbe dovuto aspettare troppo per i suoi gusti, così decise di uscire dalla stazione per controllare se fosse stato possibile trovare uno snack bar aperto e a pochi passi dalla stazione.
Appena uscito si accorse di avere diverse possibilità, tra le quali una pizzeria aperta proprio al lato opposto della trafficata strada di città.
Con determinazione di avvicinò alle strisce pedonali e premette il pulsante di richiesta attraversamento.
Dovette aspettare un tempo insolitamente lungo per un semaforo pedonale per attraversare la prima carreggiata e per fermarsi sul marciapiede a forma di isola , posto in mezzo alla strada.
Il traffico era intenso ma, in quel momento, solo pochi metri lo dividevano dall’altro lato della strada e, di conseguenza, dalla pizzeria.
Attese qualche interminabile minuto, ma il semaforo non era intenzionato a mostrare la luce verde dei pedoni.
Attese.
Dopo altri minuti controllò l’orologio. Le 20.13
Era a metà strada , indeciso se continuare o tornare indietro. Proprio in quel momento il semaforo cambiò colore, diventando verde.
Con una veloce e scattante corsa, Massimo si diresse verso la pizzeria.
Giunto all’entrata vide le luci spegnersi proprio al momento del suo arrivo. Il pizzaiolo uscì dal locale per abbassare la serranda.
Massimo cercò di protestare, chiedendo all’uomo anche solo un trancio di pizza freddo, data la fame.
Ma non ebbe fortuna, il pizzaiolo avrebbe avuto un impegno e non poteva dilungarsi eccessivamente.
Allorché Massimo decise che era troppo tardi per discutere, così si affrettò a tornare in stazione ma il beffardo semaforo continuò a prendersi gioco di lui.
In piedi sul marciapiede in mezzo alla strada, sulla via del ritorno, guardò l’orologio, accorgendosi che le 20.35 erano già passate da 5 minuti.
Si stese sull’asfalto, affranto e disperato, capendo solo in quel momento di non essere adatto a fare una vita da pendolare.
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