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Il follow-up perfetto: Quando e come richiamare un lead

Il follow-up è una delle fasi più delicate del processo di vendita. Gestirlo nel modo giusto può fare la differenza tra chiudere un affare o perdere un’opportunità. Troppo insistente e il potenziale cliente si allontana; troppo blando e il lead si raffredda.

La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio tra tempismo, contenuto e modalità di contatto. Vediamo come strutturare un follow-up efficace per massimizzare le conversioni senza risultare invadenti.

1. Quando Fare il Primo Follow-up?

Il primo follow-up è il più critico perché determina il tono della relazione commerciale. Il momento ideale dipende dal tipo di interazione avuta con il lead:

  • Dopo una prima chiamata: se il contatto è stato positivo e il cliente ha mostrato interesse, è consigliabile richiamarlo entro 24-48 ore.

  • Dopo una richiesta di informazioni via email: se un lead ha chiesto dettagli su un servizio o prodotto, il follow-up dovrebbe avvenire entro 1-2 giorni per mantenere alta l’attenzione.

  • Dopo una proposta inviata: in questo caso, il tempo ideale per ricontattare varia tra i 3 e i 5 giorni, lasciando al cliente lo spazio per valutare senza dimenticare la nostra offerta.

  • Dopo un evento o un webinar: se il lead è stato acquisito durante un evento, è utile un primo follow-up entro una settimana, ricordando il contesto dell’incontro.

L’errore più comune è aspettare troppo: più tempo passa, più il potenziale cliente perde interesse o viene contattato da un concorrente.

2. Quali Canali Utilizzare?

Non esiste un solo canale giusto per il follow-up. La scelta dipende dal tipo di relazione instaurata con il lead e dal contesto della comunicazione.

  • Telefono: ideale per follow-up diretti e personalizzati, soprattutto dopo una chiamata iniziale. È il modo migliore per creare connessione e ricevere feedback immediato.

  • Email: perfetta per inviare materiali di approfondimento, riepiloghi della conversazione e reminder di appuntamenti. Deve essere chiara, sintetica e con una call to action precisa.

  • LinkedIn: utile per mantenere aperta la relazione nel tempo, condividere contenuti di valore e interagire senza pressioni.

  • Messaggi WhatsApp o SMS: strumenti da usare con cautela, ma efficaci per brevi promemoria o conferme di appuntamenti.

Un approccio multicanale è spesso la soluzione più efficace, alternando telefono ed email per mantenere vivo l’interesse senza risultare invadenti.

3. Cosa Dire nel Follow-up?

Il contenuto del follow-up deve essere mirato e costruito in base alla precedente interazione con il lead. Evitare messaggi generici come “Sto seguendo la nostra conversazione, ha avuto modo di pensarci?” e puntare su un valore aggiunto.

Esempi di follow-up efficaci:

  • Dopo una proposta inviata
    "Buongiorno Marco, la scorsa settimana le ho inviato la nostra proposta per [nome del servizio/prodotto]. C’è qualche dettaglio su cui possiamo approfondire per aiutarla nella valutazione?"

  • Dopo una prima chiamata senza risposta
    "Salve Anna, la contatto per sapere se ha avuto modo di valutare la nostra soluzione. Se le fa piacere, possiamo sentirci per rispondere a eventuali domande. Mi faccia sapere quando è il momento migliore per lei."

  • Dopo un evento o un webinar
    "Ciao Luca, è stato un piacere conoscerti all’evento di [nome evento]. Ti invio un report con alcuni spunti che potrebbero esserti utili. Se vuoi approfondire, sono disponibile per una chiacchierata veloce nei prossimi giorni."

L’obiettivo è sempre offrire un motivo concreto per rispondere, mantenendo il focus sull’interesse del lead e non sulla necessità di chiudere la vendita.

4. Quanto Insistere Senza Essere Invadenti?

Uno dei dubbi più comuni riguarda il numero di tentativi da fare prima di considerare un lead “perso”. La regola generale è: 3-5 tentativi ben distribuiti nel tempo.

Esempio di sequenza di follow-up:

  1. Primo contatto (chiamata o email) – entro 24-48 ore dalla prima interazione

  2. Secondo contatto (email o messaggio breve) – dopo 3-5 giorni

  3. Terzo tentativo (chiamata con proposta di appuntamento) – dopo una settimana

  4. Ultimo follow-up (email con richiesta di feedback finale) – dopo 10-15 giorni

Se il lead non risponde dopo questa sequenza, meglio lasciarlo riposare e magari inserirlo in un flusso di nurturing (ad esempio, inviando contenuti periodici per mantenere viva la relazione).

5. Come Capire Quando è il Momento di Chiudere?

Non tutti i lead sono pronti ad acquistare subito. Alcuni potrebbero essere interessati ma non nel momento giusto, altri semplicemente non sono il target ideale.

Segnali per capire che è il momento di chiudere il follow-up:

  • Il lead non risponde a più di tre tentativi consecutivi.

  • Ha espresso chiaramente la sua mancanza di interesse.

  • Non interagisce con email o contenuti inviati.

In questi casi, è meglio chiudere in modo elegante e lasciare la porta aperta per future opportunità.

Esempio di chiusura soft:
"Non voglio disturbare ulteriormente, se in futuro dovesse avere bisogno di supporto su [tema della proposta], resto a disposizione. Grazie per il tempo che mi ha dedicato."

Questo tipo di messaggio lascia una buona impressione e può portare il cliente a ricontattare spontaneamente in futuro.

Conclusione

Un follow-up efficace non si basa sulla quantità di chiamate, ma sulla qualità del contatto e sul valore offerto.

Pianificare tempi e modalità giuste, personalizzare i messaggi e alternare diversi canali di comunicazione aiuta a mantenere vivo l’interesse senza risultare invadenti.

Il segreto è comprendere il ritmo del lead, adattare l’approccio e sapere quando insistere e quando lasciare andare, trasformando ogni follow-up in un’opportunità reale.

 

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